Anche in Wyoming l’inverno è arrivato.
Le mattine pungenti, il caffè bollente, la brina che imbianca i prati e il sole che riflette i suoi raggi nel cielo terso sono alcune delle cose che mi mancano di questa stagione. Freddo vero, secco, intenso! Intirizzisce.
La stagione del “round-up” (1) incomincia con l’autunno e può proseguire fino a inverno inoltrato. Si passano le giornate nei pascoli a radunare il bestiame per poi dividerlo in lotti e prepararlo per le spedizioni al mercato.
L’inverno rappresenta un ciclo di lavoro che finisce, la stagione d’allevamento che volge al termine, l’anno che sta per passare, la natura che torna a riposare fino alla primavera successiva. E tutto è più silenzioso, calmo, sopito.
Anche andare a prendere i cavalli alla mattina è un’operazione più sobria e pacata. In primavera e in estate, i cavalli carichi di nutrimento, di forza e pieni di vigore partono all’impazzata con una semplice incitazione. E ti ritrovi in una magnifica, poderosa e scenografica stampede (2) che alza nuvole polverose di terra: chi non ha sognato di galoppare lì in mezzo? Che senso di libertà!
Invece in inverno vengono radunati al passo, pian piano, avvicinandoli tra di loro, cercando di formare un branco e di muoverli, senza forzarli troppo, per evitare inutili sparate che, con il freddo, potrebbero causare contrazioni muscolari e chissà cos’altro.
Un paio d’inverni fa siamo usciti a cavallo in cerca degli ultimi maverick (3). La neve nei pascoli e il cielo coperto ci avevano accompagnato per tutto il tempo insieme ai pochi fiocchi che cadevano di tanto in tanto lungo il percorso. Eravamo in cerca di quattro manzi che mancavano all’appello. Nelle perlustrazioni dei giorni precedenti avevamo semplicemente seguito il sentiero principale nella speranza di vederli da lontano, magari nascosti da un cespuglio o riparati dietro a qualche dosso.
Ora invece dovevamo esplorare il territorio in cerca di un indizio, un segnale o una traccia che potesse indicarci un percorso; dovevamo mettere in campo l’arte dello scouting.
Lo scouting, o esplorazione, è l’abilità di saper leggere gli indizi e le tracce che la natura ci lascia. E’ fatto di conoscenza ed esperienza. Se la prima si può imparare, la seconda è frutto di anni di lavoro col bestiame, apprendendone i comportamenti e le abitudini in base alle diverse situazioni che il territorio e il clima ci presentano.
E quando si va in esplorazione ci sono delle considerazioni che bisogna fare.
I manzi sono animali pigri e si spostano in branco seguendo l’erba fresca nel pascolo. Possono vagare fino a coprire una distanza di diverse miglia in un giorno. Se invece sopraggiunge un pericolo imminente come un branco di lupi, di coyote o un mountain lion, scappano d’impeto tutti insieme e, nel tentativo di trovare un luogo che li faccia sentire al sicuro, possono coprire distanze più considerevoli anche nascondendosi in anfratti difficili da raggiungere. Perciò un pascolo povero o già sfruttato solitamente non ha animali.
La presenza di sterco, più o meno fresco, aiuta a capire il territorio di ricerca nel quale ci stiamo imbattendo. La capacità di datare un escremento è di grande aiuto per capire da quando tempo un animale è stato in quel posto.
Arbusti, piante o erbacei ad alto fusto che mostrano segni di passaggio come rotture, piegature o segni di masticazione sono un altro tipo d’indizio del passaggio di animali.
Infine, il bestiame deve bere con regolarità e generalmente lo fa non lontano dal luogo in cui sta ruminando. I guadi che attraversa sono il punto stesso dove di solito torna ad abbeverarsi. Trovarne uno con tracce fresche può restringe enormemente il raggio di ricerca.
Ecco quali indizi cercavamo; così, appena entrati nel pascolo, ci siamo diretti verso il creek che attraversava la piana. Era qua e là interrotta da piccole dune solcate da cespugli fitti di arbusti, spogli ma pungenti. Ci si poteva vedere attraverso nel tentativo di scorgere qualche chiazza nera; ma la visuale risultava libera. Alcune tracce vecchie e indurite dal ghiaccio ci indicavano che nessuno era passato di lì negli ultimi giorni, perciò avevamo deciso di continuare lungo le sponde del ruscello.
Dopo qualche ora con lo sguardo fisso alle sponde del creek, un cespuglio di Wild Plums(4)
era diventato una buona scusa per fermare i cavalli e fare una dolce pausa continuando a scrutare l’orizzonte coperto di nuvole.
Alla fine, lungo le sponde che stavamo costeggiando, arriviamo a un guado dov’è normale trovare molte tracce del bestiame che passa. Ma se quelle laterali rispetto al centro del sentiero erano dure, come ghiacciate, quelle centrali, che sembravano dirigersi verso l’attraversamento, erano fangose.
Qualcosa aveva attraversato quel punto non molto tempo prima. Le nostre ricerche stavano per finire!
Avevamo trovato quei ragazzacci! Erano riparati in un piccolo avvallamento a nord del ruscello verso il bosco come se cercassero protezione dal vento che nel frattempo si era alzato. Ora, riportarli a casa sarebbe stata una passeggiata; con quel freddo non avrebbero avuto nessuna voglia di scappare o di nascondersi.
1 – Letteralmente: arrotondare. Gergale: radunare, raccogliere.
2 – Letteralmente: fuga precipitosa. Nome associato anche a numerose manifestazioni western che prevedono Rodeo o cavalli selvaggi. Es: Cody rodeo stampede e Calgary Stampede.
3 – Letteralmente: anticonformista, dissidente. Gergale: è associato a capi di bestiame che non seguono il branco e rimangono in disparte.
4 – Prugne selvatiche. Sono piccole come ciliegie e dal sapore agrodolce.