A partire dal 1985 i fan della cultura poetica western si ritrovano ogni anno a Elko, cittadina del Nevada, per il premio nazionale di poesia dedicato alla figura del Cowboy. Per l’edizione 2020 del Festival – tenutosi dal 27 gennaio al 1 febbraio – il tema principale è stato dedicato agli african cowboys e cowgirls di colore che vivevano presumibilmente nell’area compresa tra il delta del Mississipi e la zona a sud di Los Angeles.
Dal punto di vista statistico, e sicuramente non tutti lo sanno, la forza lavoro dei cowboys – mandriani e non i pistoleri come molti potrebbero pensare – era costituita per il 25% da persone di origine africane.
I censimenti dell’epoca lo confermano. Il lavoro del cowboy era uno dei più gettonati dagli ex schiavi neri liberati dopo la Guerra di Secessione, in particolare tra quelli che lavoravano tra le piste del bestiame tra Oklahoma e Texas. E per dirla tutta tra i cowboys trovavano posto molti messicani e indiani d’America, ma questa è un’altra storia.
L’immaginario collettivo che viene rappresentato nelle forme di arte quali la pittura, la musica e lo stesso cinema non ha mai evidenziato, tranne rare eccezioni, il ruolo dei discendenti del continente africano nella costruzione del grande Paese che divenne poi gli Stati Uniti d’America. C’erano storicamente anche comunità, o meglio villaggi, dove la predominanza era di persone con origini africane. Molte di queste erano ex schiavi liberati a seguito della guerra di indipendenza.
Il cinema si è dedicato poche volte a questa prospettiva del west e a trattare trame dedicate. Una di queste è stata la produzione del film “Posse-La leggenda di Jesse Lee” diretto da Mario Van Peebbles – figlio di Melvin Van Peebles, uno dei fondatori del cinema afro-americano – nel 1993.
Nel movie, “Posse” identifica una gang di fuorilegge di colore alla ricerca di giustizia e di rispetto. Nella loro condizione di disertori dell’esercito americano tornano nella loro cittadina di appartenenza denominata Freemanville e… non andiamo oltre per non svelarvi la trama.
Diversi sono i riferimenti ai film spaghetti western del maestro Leone e al cineasta Sam Peckimpah – anche autore del film Convoy–Trincea d’asfalto – tra i più importanti nel panorama americano di cinema indipendente degli anni ’70 .
Gli african cowboy hanno avuto un ruolo fondamentale nella colonizzazione delle città americane nel periodo seguente la guerra di secessione. Un esempio? Tra i primi 44 colonizzatori di Los Angeles, ben 26 erano di colore!