Questa pandemia mi ha rovinato tutti i piani. Quest’anno la stagione è saltata.
Ed è veramente dura stare lontano dai luoghi e dal lavoro al quale senti profondamente di appartenere.
Il tempo passa così velocemente che ogni tanto mi chiedo: “Ma è veramente successo? Ho veramente vissuto quella vita?”
Al momento mi rimangono solo i ricordi vividi, intensi, profondi come quello che sto per raccontarvi.
“La primavera in Wyoming è sempre lenta ad arrivare.
Sarà l’altitudine; saranno le grandi pianure dove il vento soffia continuamente, lento e inesorabile.
Arrivano le prime giornate di sole tiepido. La neve sciolta gonfia i ruscelli e l’acqua fresca lambisce gli argini che si fanno più verdi.
Ma è ancora presto per lasciare il giaccone. Il terreno ghiacciato scricchiola sotto gli stivali mentre vado a preparare il cavallo. L’aria frizzante mi fa sentire vivo mentre striglio il pelo che si stacca a ciocche.
Come in una ricetta di cucina metto il sottosella, la sella, tiro il sottopancia q.b., sottopancia posteriore, pettorale, infilo la testiera e sono pronto per andare a controllare le giovani mamme a pascolo.
Calving season è la stagione delle nascite dei vitelli e avviene generalmente da fine febbraio a fine maggio, a seconda del periodo in cui è avvenuto il concepimento (i tori vengono lasciati liberi insieme alle vacche dalla metà di giugno fino ad agosto). Le maggiori incognite sono rappresentate dai problemi che le giovani mamme al primo parto si trovano ad affrontare e, non essendo pronte a questo evento a loro finora sconosciuto, necessitano di una costante attenzione.
Faccio un giro in mezzo al pascolo dove le mamme con i loro piccoli si riposano tranquille adagiate su un letto di fieno, mentre altre, che sono ancora in attesa, sembrano girovagare in cerca di una risposta all’inconsapevole ansia pre-nascita.
Cerco all’orizzonte qualche coda protesa in orizzontale (tipico segnale di un parto imminente) che indichi che il vitello è in posizione e pronto per uscire.
Questo è il periodo del twentyfour/seven[1].
E’ importante controllare il bestiame notte e giorno perché alle volte qualcosa può andare storto. Per esempio, la fattrice si spaventa non capendo le contrazioni e comincia a correre fino a sfiancarsi, oppure non si dilata a sufficienza, o ancora le contrazioni non sono sufficienti a espellere il nascituro.
Se non si vuole rischiare di perdere qualche mucca o vitello, bisogna essere presenti durante le contrazioni e aiutare la partoriente ad espellere il vitello con apposite catenelle, o in casi più disperati, con un’apposita carrucola.
Tutto tranquillo. Il mio turno è finito. Rientro passando tra le mucche godendomi il silenzio rotto solo dal fruscio degli alberi: è un senso di serenità infinita.
Il pomeriggio successivo esco con Randy.
E’ una giornata grigia con un vento freddo che preannuncia una notte di neve o gelo.
Per precauzione decidiamo di portare alcune Heifers[2] nei corral[3] di fronte a casa: di notte sarà più comodo controllarle dalle finestre con il binocolo piuttosto che essere costretti ad uscire al freddo.
Ho la sensazione che qualcosa stia per accadere e penso che il tepore del camino mi accompagnerà ancora per poco. Guardo con il cannocchiale: vedo una coda dritta e un paio di zoccoli che stanno spuntando.
Mi copro di tutto punto. Infilo gli overboots[4] e mi dirigo verso i recinti.
La futura mamma è in piena fase di contrazioni. Si accascia spingendo il vitello che però non riesce a uscire da solo. Afferro le zampe e cerco di aiutarla. Mi scivolano! Non riesco a fare presa. Lei inizia ad innervosirsi e, dolorante, si dimena. Devo agire in fretta! Prendo le catenelle e le avvolgo intorno ai nodelli[5] del vitello per avere una migliore presa e incomincio a tirare seguendo il ritmo delle contrazioni.
Ecco che arriva il musetto e poi il corpo che prende vita. Che spettacolo: sempre affascinante, mai scontato.
Una delle emozioni più belle!
Gli pulisco il muso dal muco e lo sposto su un mucchio di fieno perché stia all’asciutto. Sono talmente emozionato e preso dalla situazione che non mi sono accorto che sta nevicando e che sono tutto bagnato.
Nei prossimi giorni controlleremo che il vitello si attacchi e che la madre lo allatti regolarmente, solo allora potremo lasciarli liberi a pascolo.
Se così non sarà, dovremo separare il paio[6] in un altro recinto e tenerli sotto costante controllo per monitorare i pasti e il peso del piccolo.
Il mio cappello preferito è zuppo e sono infreddolito. Rientro al caldo del camino felice e carico dell’energia che ogni nuova vita è capace di darmi.”
Questi semplici momenti sono la vera spinta emotiva nella vita da Ranch ed io non so come farne a meno.
Nel prossimo appuntamento vi racconterò la quotidianità del lavoro a pascolo in mezzo a vacche e vitelli con riferimenti a pratiche e insidie che possono capitare. Non mancate!
1) Twentyfour/seven (24/7): 24 ore su 7 giorni; modalità americana per esprimere l’espressione italiana “24 ore su 24”.
2) Heifer: giovane mucca da 1 a 3 anni. Questo termine si associa solitamente a quelle femmine che non hanno ancora partorito un vitello.
3) Corral: recinto.
4) Overboots: stivali in gomma che si infilano sopra gli stivali classici per non sporcarli e renderli completamente impermeabili.
5) Nodelli: caviglie.
6) Paio: espressione per indicare una vacca e il suo vitello.