Conoscete la Nascar? È la gara automobilistica preferita dagli sbronzi, perché è facile da seguire, visto che le auto stanno sempre girando a sinistra.
Scherzi a parte, è un fenomeno automobilistico a cui gli americani, in particolare quelli del Sud, sono molto legati, tanto che la Disney-Pixar è arrivata a dedicargli il celebre lungometraggio d’animazione Cars.
Per comprendere le radici della Nascar, iniziamo col capire quanto fosse importante il liquore fatto in casa per i rednecks e gli hillbillies.
C’era una volta una pozione magica chiamata MOONSHINE. Gli hillbillies la distillavano direttamente nelle loro vasche da bagno e se la vendevano tra loro senza alcuna tassa.
Ma, fintanto che il moonshine fu in circolazione, il Governo tentò sistematicamente di tassare i dolci profitti dei Moonshiners.
Da quel conflitto nacque un eroe: il bootlegger o, per dirla in italiano, il contrabbandiere.
All’inizio del ‘900 due fattori principali diedero una grossa spinta d’affari al contrabbando.
Primo: il proibizionismo. Le contee avevano vietato la “bumba” già da diverse decadi, ma i federali diedero il colpo decisivo e “asciugarono” l’intera nazione nel 1920.
Secondo: Henry Ford creò il celebre Model T, la prima automobile a portata di acquisto per il lavoratore medio.
In un lampo sul mercato nero ci fu un’incredibile richiesta sia di liquore di contrabbando che di un modo efficiente per consegnarlo e, improvvisamente, i rednecks scoprirono di avere un talento innato per costruire cose che andassero insensatamente veloci.
Oggigiorno la gente si è fatta l’idea che i moonshiners e la gente della Nascar siano solo ignoranti bifolchi, ma la realtà è che nel tempo si sono rivelati dei meccanici incredibilmente dotati, abilissimi a migliorare le performance dei motori.
Di conseguenza, i signori delle tasse non ebbero alcuna possibilità e per usare un detto americano: “Fu come mandare un uomo con una gamba sola ad una gara di calci in culo”.
Infine, guidati dal naturale impulso maschile di dimostrare agli altri che il proprio tubo di scappamento è il più grosso di tutti, i contrabbandieri portarono le loro auto sulle piste.
Le prime corse erano alla buona, su strade sterrate davanti a chiassosi spettatori. Dopo anni passati a seminare gli esattori delle tasse sulla strade di campagna, vincere queste gare era una ventata d’aria fresca per i contrabbandieri.
Mentre questi dominavano i tracciati, gente col naso per gli affari capì che c’erano dei bei soldi da fare e per di più legalmente. A quel tempo le corse ufficiali erano gestite dall’Automobile Association of America (AAA) ed erano affari di alta classe, con una sorta di aria aristocratica alla Derby del Kentucky. Per prendere una fetta di quei soldi, un ex pilota chiamato Bill France creò la sua organizzazione chiamandola NASCAR (National Association for Stock Car Auto Racing), omologando le auto da corsa, asfaltando le piste e cercando sponsor tra le grandi corporation.
Come la storia insegna raggiunto il successo si cerca di liberarsi dei propri scheletri nell’armadio e la Nascar non fu da meno, tentando di minimizzare le proprie radici di moonshine e contrabbando. Ma la verità è che i fuorilegge furono assolutamente essenziali per l’origine di queste corse, perché nessuno si ingegnò più di loro per capire come far andare più veloci auto altrimenti normali.
Tra i moonshiners che abbandonavano gli affari per diventare piloti Nascar c’era un detto: “Perdi sul tracciato e vai a casa, perdi con un carico di whiskey e vai in galera.” (Junior Johnson)
Ecco perché il Sud adora la Nascar, unisce le tre cose da loro più amate: guidare veloce, sbronzarsi e, più importante di tutti, stare lontani dalla galera.