Migliaia di luci a illuminare i profili delle case. Abeti addobbati e luccicanti. Nastri colorati intorno ai pacchetti dei regali. Tanta neve. Il camino acceso. Il profumo dei biscotti e dei dolci. Una melodia inconfondibile che sembra far danzare le fiamme delle candele. Ecco la cartolina del Natale negli Stati Uniti, così come l’abbiamo conosciuto nei tanti film che vengono proposti ogni anno con l’avvicinarsi delle festività.
Tradizioni che esistono da sempre e che ormai sono diffuse in tutto il mondo, tanto che viene difficile pensare che all’epoca dei pionieri, mentre la frontiera si spostava sempre più a ovest, di tutto questo c’era solo la neve.
Agli inizi dell’800 gli inverni nelle grandi praterie erano molto rigidi e mettevano a dura prova i pochi avventurieri che cercavano fortuna in terre selvagge e in gran parte sconosciute. Il Natale, insieme al Thanksgiving Day, scandiva lo scorrere del tempo per chi si ritrovava a molte miglia da qualsiasi civiltà. Erano due momenti che creavano l’occasione per rafforzare o addirittura formare nuove comunità. Che fossero soldati o cercatori d’oro, fuorilegge o allevatori di bestiame, in molti si erano lasciati alle spalle una vita nelle grandi città della costa atlantica o nella vecchia Europa. Così inglesi, scozzesi, tedeschi, scandinavi e a seguire irlandesi e polacchi, diedero una prima forma alle terre dell’ovest e anche al Natale.
Un intreccio di usanze e tradizioni che sono arrivate fino ai nostri giorni.
Difficile immaginare che minatori o cercatori d’oro avessero tempo da dedicare agli addobbi natalizi, eppure nei piccoli villaggi non mancavano decorazioni fatte con ciò che era facilmente reperibile: bacche colorate, pigne, ghirlande, legno intagliato e stoffe ricamate.
E gli alberi di Natale? Considerati un simbolo pagano, cominciarono a essere utilizzati solo a fine ottocento e venivano adornati dal villaggio intero più che dalle singole famiglie.
Anche Santa Claus avrebbe dovuto attendere ancora qualche tempo prima di diventare per i più piccoli il protagonista indiscusso del Natale. Lo scambio dei regali però avveniva lo stesso. Si donavano vestiti o strumenti utili alla vita quotidiana; dolci e biscotti, ma anche libri e quaderni per la scuola.
Là dove c’era una chiesa, questa diventava il centro della comunità. Proprio la presenza dei missionari francescani e gesuiti contribuì a intrecciare la tradizione cristiana e quella pagana, la luce delle candele con quella dei bonfires(1), i canti religiosi con i carols(2) e le danze popolari. Per quanto siano antiche e diffuse, le canzoni natalizie oggi più famose erano sconosciute all’epoca dei pionieri.
Una, The Cowboys’ Christmas Ball, di Michael Martin Murphey, prese origine da una poesia di William Lawrence “Larry” Chittenden, giornalista di New York che nel 1885 partecipò a una grande festa presso lo Star Hotel di Hanson, in Texas. In quei versi è ben descritto lo stupore di Chittenden che da “uomo di città” non aveva la minima idea di come si festeggiasse il natale in un paesino del west.
Tra addobbi, preghiere, canti e balli, non poteva mancare il pranzo. Un’occasione per radunare i (pochi) familiari più vicini, oppure ritrovarsi presso un saloon a festeggiare. Oltre ai dolci, sulla tavola imbandita la faceva da padrone la selvaggina: cervo e bisonte.
Quella descritta sopra rappresentava la normalità nel vecchio west, ma non era così per tutti. Le sterminate praterie e le montagne innevate, facevano da contorno al Natale per uomini che si trovavano loro malgrado ad affrontare la natura in solitudine. Le storie di questi uomini, che oggi sono dipinti con una certa aria nostalgica e sentimentale, rendono molto bene l’idea di quanto fosse difficile vivere avendo come tetto il cielo stellato e come letto un materasso di neve. Tanto difficile quanto irresistibile per chi aveva nel sangue la country life.
Alcune di quelle vicende strappano ancora oggi un sorriso e ci riportano indietro di un secolo, anche se per molti aspetti sono ancora attuali. Immaginiamo di accendere un fuoco da campo e raccontarcene qualcuna.
Natale 1858, da un mese si è aperto il sito minerario di Denver. La mattina del 25 dicembre, al posto di Santa Claus, arriva nel villaggio un certo Richens Lacy Wootton dal New Mexico. Porta con sé un regalo per tutta la comunità: un barile di Taos Lightning, un moonshine speziato di certo utile a combattere il freddo del Colorado. In poche ore tutti sono brilli e cominciano a cantare e ballare intorno a un bonfire. Decorano perfino un albero, mentre il reverendo George Fisher si vede costretto ad annullare la celebrazione religiosa.
Di sicuro gli alcolici portavano allegria. Chi però si trovava mille miglia lontano da tutto, aveva bisogno anche di altro. Significativa la storia raccontata dal luogotenente Zebulon Montgomery Pike che con ventiquattro soldati si trovò a trascorrere la notte di Natale del 1806 a Salida, Colorado. Riuscirono a cacciare dei bisonti e a mangiarne la carne, ma senza alcun condimento. Il pasto bastò a risollevare il morale dei suoi uomini, molti dei quali passarono la notte dormendo nella neve, intorno a un fuoco, senza avere coperte o vestiti invernali. Erano partiti da Belle Fontaine, in Missouri, il 15 luglio per esplorare e valutare l’estensione e la possibilità di navigare i fiumi Arkansas e Red River. Cinque mesi dopo erano ancora in mezzo al nulla.
Il sale è il mancato protagonista di un altro pranzo di Natale, quello del Capitano Randolph Marcy che nel 1859 si arrangiò a condire le bistecche di mulo con polvere da sparo. Come scrisse lui stesso: “in quelle condizioni non ci volle molta fantasia a immaginare di sentire il sapore del sale e del pepe”.Avevano invece il sale, ma poco altro, gli uomini che con il colonnello John Fremont trascorsero il 25 dicembre del 1848 nel sud del Colorado in un avamposto da loro stessi rinominato camp desolation. Probabilmente non serve una traduzione per rendere l’idea della zona, e nemmeno per il fantasioso menù pensato per il pranzo(3):
Soup
Mule Tail
Meats
Mule Steaks, Fried Mule, Mule Chops
Boiled Mule, Stewed Mule, Scrambled Mule
Shirred Mule, French-Fried Mule, Minced Mule,
Damned Mule, Mule on Toast (without toast)
Short Ribs of Mule with Apple Sauce (without Apple Sauce)
Beverages
Snow, Snow, Water, Water
Eppure nonostante per i pionieri fosse così dura e per loro il giorno di Natale fosse un momento in cui la fatica si faceva sentire più che mai, quel tipo di vita ancora rappresenta un sogno per tanti appassionati di west. John Denver nella sua Christmas for Cowboys riesce a rendere poetica e affascinante la notte di Natale nel selvaggio west.
Christmas for Cowboys – John Denver
Tall in the saddle we spend Christmas Day
Driving the cattle over snow covered plains
All of the good gifts given today
Ours is the sky and the wide open range
Back in the cities they have different ways
Football and eggnog and Christmas parades
I’ll take my blanket, I’ll take the reins
It’s Christmas for cowboys, wide open plains
A campfire for warmth as we stop for the night
The stars overhead are Christmas tree lights
The wind sings a hymn as we bow down to pray
It’s Christmas for cowboys and wide open plains
Tall in the saddle we spend Christmas Day
Driving the cattle over snow covered plains
So many gifts have been opened today
Ours is the sky and the wide open range
It’s Christmas for cowboys, wide open plains
Fieri sulla sella trascorriamo il Natale
Guidando il bestiame su pianure coperte di neve
Di tutti i regali dati oggi
I nostri sono il cielo e i pascoli sconfinati
Nelle città festeggiano in modi diversi
Football e eggnog(4) e sfilate natalizie
Preferisco la mia coperta, scelgo le redini
È il Natale dei cowboys, pianure sconfinate
Un fuoco per scaldarsi quando ci si ferma per la notte
Le stelle sopra la testa sono le luci dell’albero di Natale
Il vento canta un inno mentre ci inginocchiamo a pregare
È il Natale dei cowboys e pianure sconfinate
Fieri sulla sella trascorriamo il Natale
Guidando il bestiame su pianure coperte di neve
Così tanti regali sono stati aperti oggi
I nostri sono il cielo e i pascoli sconfinati
È il Natale dei cowboys, pianure sconfinate
Note
- I bonfires sono dei falò accesi in origine durante riti pagani da molte popolazioni europee in epoca pre-cristiana. In seguito, oltre a diventare parte delle celebrazioni cristiane, trovarono diffusione in molte regioni del mondo, tra cui il nord America.
- I carols sono canti che spesso accompagnavano danze popolari, anch’essi di origine pagana. Divennero presto parte della tradizione cristiana, soprattutto nell’Europa centro orientale e settentrionale.
- La carne di mulo era un alimento molto diffuso tra i pionieri. In questo caso il colonnello Fremont racconta con ironia come i suoi uomini non avessero altro di cui cibarsi. Mancava perfino il bere. Il menù può essere così tradotto: Minestra: coda di mulo. Carni: Bistecche di mulo, mulo fritto, costolette di mulo, mulo bollito, mulo in umido, mulo strapazzato, mulo arricciato, mulo fritto alla francese, mulo tritato, mulo maledetto, mulo su pane abbrustolito (senza pane abbrustolito), costolette di mulo con salsa di mele (senza salsa di mele) Bevande: neve, neve, acqua, acqua.
- L’eggnog è una bevanda tipica del periodo natalizio molto diffusa nei paesi anglosassoni a base di latte, uovo e spezie, può essere resa alcolica dall’aggiunta di un distillato.