Easter Bunny
Negli Stati Uniti la maggioranza della popolazione celebra la Pasqua secondo le diverse tradizioni e in accordo con la propria confessione religiosa.
Sia la tradizione cristiana che quella protestante convergono nella messa pasquale della domenica di resurrezione, seguita da un sostanzioso banchetto.
Ma il vero protagonista della Pasqua made in USA è l’Easter Bunny, anticamente chiamato Easter Hare (Lepre Pasquale), ovvero uno spirito incarnato nella forma di coniglio.
Secondo una credenza tedesca del 1700, il coniglio rappresentava la fertilità e deponeva le proprie uova nell’erba.
Esse sono entrate nella nostra tradizione in quanto simbolo cristiano del “seme della vita” e della resurrezione. Vengono decorate o colorate per rappresentare i colori della primavera, nonché stagione di rinascita.
Nasce così il tipico gioco della “caccia all’uovo”: il giorno di Pasqua i genitori nascondono nell’erba o in giro per casa le uova sode – colorate nei giorni precedenti – e i bambini si sfidano in una gara a chi ne trova di più.
”Egg rolling” è un altro gioco che è diventato sempre più popolare e consiste nel recuperare il maggior numero di uova dopo averle fatte rotolare nel prato.
Nel giorno di Pasqua è anche usanza partecipare alle diverse parate cittadine travestiti da conigli, galline, simboli pasquali o primaverili.
Le più famose sono quella di New York, che si svolge in Fifth Avenue, e la Chris Owens French Quarter Easter Parade di New Orleans.
La tradizione gastronomica è anch’essa molto semplice e si riconduce alle poche pietanze che i primi coloni potevano facilmente reperire: prosciutto cotto al forno accompagnato da patate con verdure e gli hot cross buns, ovvero panetti dolci prodotti con farina speziata, uvette e canditi sulla cui superficie viene decorata una croce di glassa bianca a simboleggiare la crocifissione.
Gigio Pesola
La risata pasquale da non perdere
Il Rowan & Martin’s Laugh-In è stato uno show di varietà molto divertente, pieno di gag, numeri musicali, sketch comici e battute che si prendevano gioco dei problemi politici e sociali degli Stati Uniti. Andò in onda sulla NBC dal 1968 al 1973, collezionando 140 episodi. Pezzo di storia della televisione americana, i suoi conduttori Dan Rowan e Dick Martin hanno mandato in onda alcuni tra i primissimi video musicali visti in TV, tra cui quelli della Nitty Gritty Dirt Band e dei Bee Gees.
John Wayne era un ospite regolare nello show. Ora facciamo uno sforzo d’immaginazione e dimentichiamo il personaggio che tutti conosciamo, quello di Sentieri Selvaggi e de Il Grinta. Nel 1969 The Duke si presentò al Rowan & Martin’s Laugh-In indossando un gigantesco e tenerissimo costume da Easter Bunny, il coniglio pasquale, dando vita a una gag comicissima nella quale John cerca di salvare quel poco di dignità che gli rimane rifiutandosi di mettersi a saltare, ma viene circondato da una serie di simpatici amici che cercano di fargli cambiare idea. Potete gustarvi la divertente scenetta nel video qui sotto.
Indimenticabile la sua battuta di chiusura:
“Be’, poteva andarmi peggio: potevano chiedermi di vestirmi come un democratico”.
Pamela Faccioni
E nell’uovo di Pasqua vorrei ritrovare noi
Eccoci qui. Pasqua è arrivata.
Certo che quest’anno, credenti o no, il fioretto quaresimale non ce lo siamo fatti mancare.
L’estate si avvicina a passi veloci.
Dovendo ancora indossare le mascherine, tra flash mob alle finestre e pizze sfornate a ogni ora del giorno, che sia di carnevale o dei primi bagni di sole, la prova costume non la supereremo di certo.
In fondo poco importa.
In una manciata di giorni tutto il nostro stile di vita è stato sovvertito.
Quanto fino ad ora è stato vissuto nei social network, all’improvviso è diventato realtà.
Uscire di casa unicamente per esigenze contingenti. Relazionarsi solo via telefono o video. Nessun contatto fisico al di fuori dei propri conviventi. Neanche una stretta di mano o pacca sulla spalla, nemmeno un fortuito urto.
Vedersi, guardarsi e come satelliti sfiorarsi senza mai entrare in collisione.
Non so voi, ma io ho scoperto di essere in grado di rinunciare a diversi beni materiali e attività che fino a un paio di mesi fa consideravo inalienabili.
Solo di una cosa non posso proprio fare a meno: abbracciare.
Che sia per amore o compassione, saluto o conforto, gratitudine o bisogno, l’abbraccio è quanto di più necessario.
Nella tradizione biblica Pasqua significa «passaggio, passare oltre».
Ed è questo il mio augurio per tutti noi.
Che ci venga concesso quanto prima di oltrepassare al meglio questa paradossale condizione e, con piena consapevolezza e rinnovato Amore, abbracciarci nuovamente.
Key Esse
Pasqua Americana 1865, Battle of Columbus
Folklore e storia americana talvolta creano interessanti opposti. Per esempio il primo racconta che Pecos Bill non uccideva la domenica per “rispetto del Signore”. La seconda dimostra che durante le feste sacre si combatte eccome:
16 Aprile 1865, giorno di Pasqua, sul suolo a stelle e strisce si svolge l’ultima battaglia della Guerra Civile. La Battaglia di Columbus, Georgia.
La guerra sta finendo. Columbus è l’ultima città di rifornimenti confederata, l’Unione deve distruggerla.
Viene incaricato l’abile generale di cavalleria Wilson, che non era mai montato a cavallo prima della guerra; a fronteggiarlo il generale Cobb, un fondatore della Confederazione.
Il piano di difesa è imbottire di cotone e imbevere di trementina i due ponti d’accesso sul Chattahoochee, il fiume a noi famoso grazie alla canzone di Alan Jackson, per dargli eventualmente fuoco e tagliare l’accesso ai federali, arrostendone anche un po’.
La battaglia infuria e, grazie a un attacco notturno inaspettato, i federali riescono ad attraversare uno dei ponti prima che possa essere incendiato, sbaragliando le difese e decretando la fine della città.
Trivia: Wilson riceverà l’incarico a fine Dicembre. Quello che ancora non sapeva era che, al tempo della battaglia, Lee si era già arreso da più di una settimana ad Appomattox. La confederazione era già pressoché dissolta anche senza questo scontro.
Alessandro Boer
Hot Cross Buns: tradizioni e leggende dei panini di Pasqua.
Sono panini dolci e pieni di uva passa, contrassegnati da una croce sulla calotta.
Arrivano negli USA con i coloni anglosassoni che portano avanti la tradizione di consumarli durante la quaresima, specialmente nei giorni prima di Pasqua.
Le origini antiche e incerte di questa bontà hanno dato modo a leggende e superstizioni di crescere e svilupparsi.
Queste le più diffuse:
- Secondo la tradizione risalgono al XII secolo quando un monaco inglese incise una croce sui panini per onorare la festività. In precedenza, infatti, erano conosciuti anche con il nome di “Good Friday Buns”, cioè i panini del Venerdì Santo.
- Posseggono una speciale virtù: quella di cementare l’amicizia tra due persone che lo condividono. Una vecchia rima recita: “Half for you and half for me, between us two, good luck shall be”. Tradotto: “Metà per te e metà per me, tra di noi, ci sarà fortuna”.
- Un’altra tradizione sostiene che un hot cross bun deve essere tenuto appeso al soffitto della cucina fino alla Pasqua successiva. Grazie alla croce sacra posta sulla superficie, ha il potere di allontanare gli spiriti maligni. Impedisce inoltre lo scoppio di incendi in cucina e garantisce la bontà di tutti i lievitati cotti durante l’anno.
- Portarli durante un viaggio in mare, conferisce all’imbarcazione protezione dal naufragio e altre sventure.
Sarah Cattai
Il cestino deve essere pieno
Incantevole la foresta in questo momento. Sembra avvolta in un’area misteriosa.
I ruscelli rigonfi annunciano lo scioglimento della neve e il gorgoglio dell’acqua rompe l’imperiale silenzio.
La primavera esplode. Ancora una volta manifesta il rinascere della natura in tutta la sua bellezza.
Qualcosa di strano porta con sé il vento e il suo sibilo sofferente è privo di rumors.
Amplifica l’assenza dell’uomo, dei visitatori, dei bimbi curiosi e irrequieti che allegramente invadono la foresta.
Il mondo si è fermato.
Anche Easter Bunny è confuso: non sa dove lasciare le uova colorate e lo spaventa l’idea che nessun bimbo le trovi.
In esse c’è tutto ciò che invochiamo in questo momento: soluzione, speranza e rinascita.
Quest’anno saranno più curate del solito. Più ricche e decorate: molto preziose. Il tempo per realizzarle è stato tanto, per questo non deluderanno.
Io non mi fermo. Continuo a cercarle e a riempire il mio cestino. La mascherina mi dà noia, la voce soffocata, tuttavia riesce a trattenere le smorfie.
Mi chiedo: “Mi riconosceranno?”.
Non perdo la speranza. Voglio il cestino colmo. Voglio che ognuno di noi abbia la forza di credere che sia possibile rinascere in un mondo ferito e arrabbiato, ma comunque pronto ad accoglierci nuovamente.
Il Grizzly