Intervista a Andrea Ghislanzoni

Andrea Ghislanzoni

Cornate d’Adda – Sabato 12 settembre 2020

In una calda serata settembrina, nell’occasione dell’evento Country in Country, incontriamo Andrea Ghislanzoni.
Lo vediamo seduto con un paio di amici e lo sguardo attento nascosto dalla tesa del suo cowboy hat.

S.: Ciao Andrea, ci racconti un po’ di te?
A.: Certo, ma non so da dove partire. Non so cosa vi abbiano raccontato o che aspettative abbiate, ma è la prima volta che suono davanti a un pubblico.

S.: Sappiamo molto poco, per questo siamo curiosi di scoprirti. Iniziamo dalle cose semplici. Da dove vieni?
A.: Sono di Malgrate, un paese in provincia di Lecco. Ho 27 anni e circa 15 anni fa ho iniziato a suonare la chitarra. Per un anno scarso ho preso lezioni, poi ho proseguito come autodidatta.

S.: La country music non è molto famosa in Italia, soprattutto tra i giovani. Tu l’hai scoperta da poco o la ascolti da sempre?
A.: Il mio è un percorso strano, arrivo dal genere metal di cui sono un grande appassionato. Durante gli anni dell’università, grazie al programma Erasmus, sono stato per un periodo in Norvegia: meta scelta appositamente perché legata a quel genere musicale.
Poco prima di partire, mi ritrovo in auto con mio padre che inserisce nello stereo un cd degli Allman Brothers.
Non so spiegarlo, ma credo sia stato quello il momento in cui qualcosa dentro di me è scattato; una volta arrivato in Norvegia ho continuato ad ascoltare quel cd e altri loro album. In poco tempo ho esteso l’ascolto a diversi cantanti approdando così nel genere country.

S.: Quali sono i primi artisti che ti sono piaciuti? Quelli per cui hai pensato “non è per niente male questo pezzo”?
A.: Sicuramente Alan Jackson e Willie Nelson. Ma anche George Jones, Waylon Jannings e Merle Haggard. Un po’ tutta la corrente outlaw country degli anni ’70.

S.: E per quanto riguarda il panorama contemporaneo? C’è qualcuno che segui in particolare?
A.: Ci sono un paio di cantanti che mi piacciono molto: Jamey Johnson e Tyler Childers.
Johnson è più conosciuto; nel 2009 ha ricevuto diverse nominations ai Grammy Awards e ha vinto ai CMA nella categoria canzone dell’anno con il brano “In color”.
Tyler Childers invece è più recente; più o meno ha la mia età. È nato e cresciuto in Kentucky. Mischia country, bluegrass e folk che, sostanzialmente, è quello che intendo io quando mi riferisco al genere country.
Ho ritrovato in loro la stessa passione e “dedizione alla causa” che c’è nel metal: esula da tutti gli schemi commerciali che ci sono nel pop e da una “produzione industriale” come quella di Nashville.
Io sono un po’ così: mi appassiono alle cause.

S.: Stasera quindi ascolteremo un mix di tutti gli artisti citati in precedenza?
A.: Sì, esatto. Sono un po’ emozionato. Spero di non deludervi.
Non ho una band. Sono solo: chitarra e voce.

E che voce ha, Andrea!

Un live di quelli giusti: in a really raw style dato che per un inconveniente tecnico il microfono è stato legato all’asta con il nastro adesivo. Ma i brividi non sono mancati. E nemmeno gli applausi.

Rinnoviamo a lui i nostri complimenti!

Per info e contatti: +39 338 426 0562

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Luckenbach, Texas (Back to the Basics of Love)