Da sempre ho considerato l’età adulta come una meta, un tempo di risposte. Ero certa che un giorno avrei avuto riscontro a ogni domanda. Se non a quesiti esistenziali, di sicuro in ambito di relazioni. D’amore, prima di tutto.
L’età adulta è arrivata. E le risposte?
Alle spalle, esperienze significative.
Un matrimonio e un divorzio. La consapevolezza di aver trascorso in coppia più della metà della vita.
Imparare di nuovo a percepire me stessa come individuo non è stato semplice.
In fatto di matrimonio, la mia è una generazione borderline.
Prendere marito a ventisei anni è stato come fermarsi un passo prima del baratro dello zitellaggio. Le amiche coetanee erano sposate da tempo e in attesa di prole, quelle più giovani ancora oggi vagano a palmo libero.
Ci aggiungi una dose di educazione cattolica, un pizzico di paese di campagna, una porzione di conformismo, inforni il tutto negli anni ‘90 ed ecco servita una vita prêt-à-porter.
Non rinnego nulla. Con la consapevolezza di allora ho fatto una scelta d’amore, l’ho vissuta, ho lottato affinché la relazione funzionasse. E dinnanzi all’inevitabile ho scelto di nuovo.
L’abito che all’inizio calzava su misura con il tempo si è rivelato stretto, non più adeguato all’incedere. Il prezzo pagato, alto. So di non raccontare qualcosa di insolito. Una storia come tante. Ma è la mia storia e in quanto tale come tante non è.
Una sera di nove anni fa uscendo di casa non avevo alcuna sicurezza; nel varcare il cancello un’infinità di incognite era pronta ad accogliermi. Avevo solo una certezza: dove avrei trascorso la notte seguente. Altro non conoscevo.
Notte dopo notte, giorno dopo giorno, ho ricostruito la mia realtà. Non è stato semplice per me. Non lo è stato per mio marito. E tanto meno per le nostre famiglie. Eppure siamo vivi e vegeti. Ammaccati, graffiati, ma ciascuno impegnato con autenticità nel proprio cammino.
Ero concentrata sui miei passi, quando l’Amore mi ha picchiettato di nuovo sulla spalla.
Inaspettato, d’impeto è entrato nella mia esistenza. Ha valicato danzando il muro che inconsciamente avevo innalzato. Fuori da ogni canone, a passo di Two Step è entrato nel mio cuore.
Due adulti che si incontrano sulla pista da ballo. Ognuno con il proprio fagotto ricolmo di speranze e paure, desideri e timori, responsabilità e voglia di leggerezza. Due persone cariche di esperienze che cercano di trovare la giusta sintonia.
Un sentimento che di giorno in giorno germoglia, trova forma e cresce cercando un equilibrio.
Un solo intento: viversi l’un l’altra. E una promessa: in caso di infausto epilogo nessuno dei due avrebbe chiesto all’altro di abbandonare quel mondo che ci aveva fatto incontrare.
E quell’ipotetico epilogo, a distanza di tempo, si è concretizzato.
Cosa fare di quella promessa?
Cancellarla. Con la stessa sicurezza con la quale era stata suggellata, dissolverla nell’oblio e io con lei. L’ego ferito da un nuovo fallimento tutto mi suggeriva – pensieri illeciti compresi – tranne che rimanere nei paraggi.
In fondo è quanto accade quando una coppia si lascia: uno dei due svanisce senza lasciare orme.
Nulla di strano. Al contrario. Legittimo quanto scontato.
Questo pensiero si era materializzato all’improvviso, senza che vi prestassi attenzione, ed era rimasto lì per un po’.
Il tempo di riprendere fiato. Di recuperare le energie per riflettere.
Mi ero già trovata a ricominciare da capo partendo da piccole scelte quotidiane, fino a crearmi nuovi hobby, conoscenze e amicizie. Avevo osservato e valutato ogni pezzetto della mia vita, scegliendo se tenerlo o abbandonarlo.
Ci ero già passata da quella cernita faticosa. E il risultato era stato appagante.
Quando una coppia si lascia, uno dei due svanisce. Beh, quasi sempre.
Questa volta non sarebbe andata così.
Avevo troppo da perdere. In pochi mesi avevo affrontato un divorzio e lutti familiari. E quando lo stivale calcava la pista, ogni pensiero o dolore veniva congelato donandomi sollievo. Quella vita me l’ero scelta, costruita poco a poco. Grazie alla passione per il ballo, avevo iniziato a muovermi in autonomia in lungo e in largo conoscendo luoghi, persone e situazioni nuove, tornando a casa sempre più soddisfatta.
Non ero disposta a rinunciarvi.
E così, serata dopo serata, con iniziale imbarazzo da parte di entrambi, abbiamo continuato a frequentare lo stesso ambiente, gli stessi amici. Un ballo e poi un altro; un sorriso, un bicchiere, una parola di sfottò e una di incoraggiamento, il rapporto è proseguito in un’altra forma. Una dimensiona nuova.
La dimensione della libertà di esistere.
Sciolti da ogni etichetta e convenzione.
Non siamo più una coppia, ma, a distanza di anni, chi ci incontra ci percepisce ancora come tale. E’ la sintonia presente tra noi, conseguenza di un amore che ha continuato il cammino e si è trasformato.
Ed è questa la risposta dell’età adulta.
L’Amore, qualunque foggia tentiamo di dargli, si evolve e si palesa nel modo migliore. È solo questione di tempo, a volte di una vita intera, ma plasma ognuno di noi.
C’è chi al suo fluire si abbandona consapevolmente e decide di continuare la propria evoluzione e chi viene trascinato e travolto perché caparbiamente continua a ignorarlo.
Ma l’Amore è fonte della Vita e prevale su tutto. Senza posa.