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Quando il dollaro era d’argento

quando il dollaro era di argento

I wish a buck was still silver
It was back when the country was strong
Si apre con questi versi Are The Good Times Really Over? di Merle Haggard, un classico della musica country fin dall’anno della sua pubblicazione nel 1982. Merle desiderava che il dollaro – in gergo buck – fosse ancora in argento come era quando la Nazione poteva definirsi strong, forte.

Senza dubbio The Hag non rimpiangeva le monete in sé, ma piuttosto i tempi in cui l’economia statunitense era in pieno sviluppo e parole come inflazione o disoccupazione sembravano prive di significato.

Haggard non poteva immaginare che, solo quattro anni dopo l’uscita della sua canzone, il dollaro sarebbe tornato a essere una moneta d’argento puro: l’American Silver Eagle, in circolazione ancora oggi.

Quando si pensa a un dollaro non viene in mente una moneta, ma la banconota verde con il ritratto del primo presidente degli Stati Uniti: George Washington. Tuttavia la storia della valuta più importante del mondo deve molto a un altro presidente, il terzo: Thomas Jefferson.

Fu grazie al suo desiderio di porre ordine in un sistema disomogeneo che, nel 1776, il Congresso approvò l’idea di sostituire il dollaro Continentale, cartaceo, con una moneta dal valore legato al metallo prezioso di cui era fatta e quindi meno suscettibile agli alti e bassi dell’economia.
Bisognerà attendere il Coinage Act1 del 1792 perché gli Stati Uniti, ottenuta l’indipendenza, cominciassero a coniarla con regolarità. Alle disastrose conseguenze economiche della guerra d’indipendenza, si aggiunse l’aggressiva politica del Regno Unito che non si fece scrupoli a introdurre grandi quantitativi di dollari contraffatti per svalutare il Continental. Non a caso in quegli anni nacque il detto: “Not Worth A Continental” per indicare qualcosa che non vale niente.

Thomas Jefferson in persona, in una lettera scritta a un ufficiale della Virginia, affermava: “La carta è la povertà. Rappresenta il fantasma del denaro, non il denaro. Una moneta in metallo prezioso, sia esso oro o argento, preserva il suo valore intrinseco e diventa la risorsa più importante in tempo di guerra”.

Così sul finire del XVIII secolo, si ponevano le basi per quella che sarebbe diventata la valuta in grado di condizionare l’economia e la finanza del mondo intero. Il suo nome deriva dal tedesco Thaler (tallero), diffuso in Europa nel 1500. Quando gli attuali Stati Uniti erano poco più che un insieme di villaggi, soprattutto nei territori dell’ovest, gli scambi commerciali avvenivano utilizzando quattrini europei e metalli preziosi, anche dopo l’introduzione del Continental. 

L’intuizione di Thomas Jefferson si rivelò corretta. Dal 1792 al 1803 il dollaro d’argento fu coniato2 con regolarità e trovò una discreta diffusione grazie anche a un’altra innovazione: l’introduzione del sistema decimale per i tagli minori. Il centesimo (cent o penny), i 5 centesimi (nickel), i 10 centesimi (dime), i 25 centesimi (quarter, citato in moltissime canzoni perché era la moneta destinata ai juke-box) e il mezzo dollaro (half-dollar). 

Si stima che oggi siano in circolazione solo 15 dollari d’argento del 1804, i Bowed Liberty Dollar, rarissimi e di grande valore.

L’emissione continuò dal 1836 fino al 1937 senza interruzioni. In questi cento anni si diffusero due monete:

il Morgan Dollar, che deve il nome al suo designer, e il Peace Dollar in circolazione dal 1921 per commemorare la pace al termine del primo conflitto mondiale.

Nella seconda parte del secolo, se non si considerano alcune eccezioni in occasione di eventi particolari, i dollari erano in nickel e rame. La moneta dedicata a Eisenhower era in metallo prezioso per meno della metà, mentre quella di Susan B. Anthony3, battuta fino al 1981 e a cui fa riferimento Haggard nella sua canzone, era “silver” solo di nome.

Nel 1984 il Presidente Reagan autorizzava l’emissione dell’American Silver Eagle. Gli Stati Uniti negli anni ’80 vivevano un periodo di enorme sviluppo e il cosiddetto ottimismo reaganiano si rispecchiava anche in questa moneta in puro metallo prezioso. Il suo valore nominale è di molto inferiore a quello dei 31,103 grammi4 di argento di cui è fatto, pari a circa 25 dollari.

E’ probabile che non basterebbe l’American Silver Eagle ad accontentare Merle Haggard. In un’epoca di forte crisi economica e politica per gli Stati Uniti, non è sufficiente a restituire ottimismo e benessere. Ancora una volta è il momento del vecchio working man’s dollar, la banconota verde che sta in tasca all’uomo che lavora: come canta Chris Ledoux è the 1st one called when Uncle Sam needs a hand with the National debt, il primo a essere chiamato quando c’è da dare una mano all’economia della nazione.

  1. Il Coinage Act o “legge sulla coniazione” del 1792 istituì la zecca di stato (United States Mint) e proclamò il dollaro d’argento unità base di tutti gli altri valori.
  2. La United States Mint è l’organismo incaricato di produrre la moneta in circolazione negli Stati Uniti. Alla sede principale di Filadelfia (indicata da una P sulle monete) si sono aggiunte nel corso degli anni le sedi di Denver (D), San Francisco (S) e West Point (W).
  3. Susan B. Anthony (1820-1906) è stata un’attivista che ebbe un ruolo fondamentale nel movimento per l’emancipazione delle donne del XIX secolo.
  4. 31,103 grammi equivalgono a un’oncia troy (ozt), diversa dall’unità di misura anglosassone comunemente utilizzata che equivale a 28,34 grammi (oncia).

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