“Jingle bells, jingle bells, jingle all the way!”
Peccato sia agosto.
Chi come me lavora in un superstore, sa che Natale arriva in tarda estate.
Ci si sta ancora riprendendo dalla grigliata di Ferragosto, che già si parla di panettoni.
L’antizanzare spopola sugli scaffali, ma in negozio l’assetto natalizio inizia a prendere forma.
Nelle settimane a seguire la routine lavorativa procede. Il focus, sempre su di lui. Man mano che passano i giorni – e la data si avvicina – la tensione sale. A volte innescando reazioni che con lo spirito natalizio hanno ben poco a che vedere.
Ogni anno Natale è il 25 dicembre. Ogni anno sembra sia una sorpresa.
Ecco novembre.
Iniziano a comparire le prime lucine. Le prime vetrine decorate a tema. I primi alberi. E sui social – così come in fila dal panettiere o sulla poltrona del parrucchiere – prende vita l’annuale battaglia tra i Christmas lovers e i Grinch di ogni latitudine.
A loro si aggiunge chi – nel tentativo di fingere indifferenza – inizia il conto alla rovescia alle ferie estive, innescando un’ansiogena accelerazione temporale salvo poi lamentarsi di quanto i giorni scorrano via velocissimi.
Toc, toc.
Dicembre bussa alle porte e il gioco si fa sempre più duro.
La battaglia prosegue a suon di decorazioni e ciniche battute.
La caccia ai regali è irrefrenabile.
La danza degli impegni inizia il suo volteggio. Il rincorrersi di aperitivi, cene aziendali e convivi amichevoli si scontra con la recita scolastica dei figli, il barbiere, la parrucchiera, l’estetista, la toelettatura di Fido, la palestra e così via.
Il tutto accompagnato da un frettoloso scambio di auguri, che a un certo punto non si sa più se natalizi o di buon auspicio alla sopravvivenza.
E all’improvviso la domanda:
“Dove sei a Natale?”.
Una brusca frenata emotiva arresta la corsa.
E’ sempre stato lì quel quesito.
Seppellito, nascosto, abilmente celato nel più profondo dell’anima. Schermato dalla frenesia della vita quotidiana. Uno strato di cinismo a ostacolare il suo affiorare.
Ma lo sfavillio delle luci, le note dei jingle che riecheggiano ovunque, il caos infiocchettato a dovere, non riescono a zittire la sua voce.
“Dove sei a Natale?”.
E il pensiero va, vola. Non a “Dove”. Nel cuore di ognuno di noi, quella domanda ha un solo significato.
“Con chi sei a Natale?”.
In tutte le case, a ogni tavola imbandita, in ciascun ambito famigliare manca qualcuno.
Al di là del confine geografico, culturale, religioso o credo spirituale, così come nelle gelide solitudini o negli animi solari, l’assenza di chi amiamo è una presenza concreta.
Non importa cosa li ha portati lontano da noi.
Che sia stato il ciclo della vita o una scelta, nel giorno di Natale – più che in ogni altro – la loro assenza siede a tavola con noi.
“Con chi sei a Natale?”.
“Sono con chi amo!”.
Ecco con chi.
Che siano al mio fianco o custoditi nel cuore, sono con loro.
Ed è proprio questo che ogni anno il suo arrivo ci ricorda.
La magia del Natale – in realtà – è l’Amore incondizionato che si manifesta e prende forma.
Il suo giungere porta con sé il ricordo di ciò che è stato. E il passato, il più delle volte, ci avvolge in caldi profumi e dolci sfumature. Un solo attimo di distrazione e le sabbie mobili della nostalgia tentano d’imprigionarci. Una melma infida prova ad inghiottire il presente.
Ma il Natale è già qui. La sua magia d’Amore attiva. La speranza che l’accompagna, vigile e pronta all’azione.
Presente, il regalo più importante. La chiave temporale per la felicità.
In esso possiamo agire consapevolmente tutte le volte che sentiamo il bisogno di ripartire. In esso possiamo gioire, quando della nostra vita siamo appagati.
Qui e ora ci è concesso fare la differenza. Non ci sono se o ma. Tutto è possibile.
Qui e ora il Natale ci ricorda che se siamo in grado di desiderare il meglio per noi e per chi ci sta accanto, possiamo realizzarlo.
Qui e ora.
Anche il Grinch l’ha capito.